Il sacrificio di Ifigenia


Ormai tutti i re con le loro navi erano radunati in Aulide da più di tre mesi, e per il persistere della bonaccia non si poteva partire.
Agamennone, impaziente, accorato, spiava il mare, i venti, ma purtroppo non spirava il minimo soffio d'aria! Chiamò allora l'indovino Calcante perchè gli dicesse che cosa poteva fare. E l'indovino gli ricordò che alcuni anni prima aveva offeso gravemente la dea Artemide: avendo trafitto con un bel colpo un cervo, si era vantato d'essere un cacciatore pià bravo della dea stessa della caccia.E ora Artemide pretendeva, se si voleva far partire la flotta, che Agamennone le sacrificasse sull'altare la propria figlia Ifigenia.

Preparativi di guerra: Achille


Achille era l'eroe più famoso di tutta la Grecia, per essere rapidissimo nella corsa, per essere valoroso e invincibile in battaglia, per essere anzi invulnerabile. Egli era figlio di Peleo e di Teti, una delle Nereidi, la ninfa che Zeus aveva amato ma che aveva rinunciato a sposare perchè destinata a generare un figlio più forte del padre. Costei per rendere invulnerabile il figlio, lo aveva tuffato nel fiume Stige, le cui acque infernali rendevano la pelle umana più dura dell'acciaio.

Preparativi di guerra: Ulisse


Menelao, quando s'accorse che la moglie era fuggita via con Paride, andò su tutte le furie e persuase il fratello Agamennone, re di Micene, che bisognava vendicare la grave offesa muovendo guerra a Troia. Agamennone, che aveva un grande ascendente su tutti gli altri re della Grecia, mandò attorno gli araldi per far sapere ai re che intendeva muover guerra a Priamo, perchè oltre all'oltraggio fatto da Paride a suo fratello, ormai Priamo cominciava a dare fastidio alla Grecia, la quale non sarebbe mai potuta diventare una grande potenza finchè la rivale asiatica non fosse stata sconfitta.
Tutti i re risposero all'appello e con le loro navi e i loro eserciti convennero in Aulide, luogo designato del raduno. Vennero Nestore, re di Pilo, dalla lunga barba bianca, oratore eloquente e vecchio pieno di esperienza e di saggezza; Diomede, figlio di quel Tideo che era morto nella prima guerra tebana, re di Ardo, e forte come un toro; Aiace, figlio di Telamone, re di Salamina, forte e cocciuto; l'altro Aiace, figlio di Oileo, re di Locri, agile e astuto, Palamede, re di Eubea, e tanti e tanti altri re ed eroi. Mancava però Ulisse, lo scaltro re di Itaca.

Le origini della guerra di Troia

Probabilmente le vere origini della guerra dei Greci contro i Troiani vanno cercate appunto in queste eccezionali ricchezza e potenza di Troia, che non potevano non risvegliare le cupidigie degli altri popoli meno fortunati; a ciò si devono aggiungere la concorrenza commerciale tra le navi mercantili troiane e quelle greche che s'incontravano ogni giorno nel mar Egeo, e la differenza di cultura e di costumo. La leggenda invece riduce l'urto tra i due popoli a una questione di onore.

Tra i cinquanta figli maschi di Priamo ce n'era uno che si chiamava Paride.Un sogno aveva predetto alla madre, prima che nascesse, ch'egli sarebbe stato la rovina della patria, e perciò, appena nato, il bimbo era stato esposto sul monte Ida perchè morisse, ma fu allevato invece da un'orsa pietosa e visse, crescendo poi tra i pastori; diventato un bellissimo adolescente fu scelto da Zeus perchè giudicasse chi fosse la dea più bella tra Hera, Pallade Atena e Afrodite; il giovane preferì quest'ultima che gli aveva promesso in sposa la più bella donna del mondo, attirando così sulla sua patria l'odio e la vendetta delle altre due potentissime dee.

La fondazione di Troia


La Troade era una fertile regione dell'Asia Minore, a poca distanza dall'Ellesponto, che oggi si chiama Stretto dei Dardanelli ed è una delle chiavi del Mediterraneo.
Nel tempo dei tempi ne era re Teucro. A lui un giorno si presentò un giovane avventuriero di nome Dardano, che veniva dalla Samotracia in cerca di una terra su cui regnare. Teucro l'accolse benignamente e gli diede per moglie sua figlia Batea.Dalle loro nozze nacque un figlio, Erittonio, che divenne poi l'uomo più ricco del mondo e fu padre di Troo, il quale, a sua volta, si sposò ed ebbe tre figli: Assàraco, Ilo e Ganimede. Assàraco morì giovane e si sa poco e niente. Ganimede fu rapito da Zeus e divenne coppiere degli dèi; Ilo succedette al padre sul trono e, non più soddisfatto della vecchia capitale Dardania, volle costruirsene una nuova e, per scegliere il luogo dove costruirla, interrogò l'oracolo.Questo gli rispose di seguire una mucca bianca, pezzata di scuro, che se ne stava allora pascolando in pianura; e dove si fosse fermata doveva fondare la città.

Orfeo ed Euridice




Un altro degli Argonauiti ebbe una tragica fine: Orfeo, che i graci consideravano come il maggior poeta vissuto prima di Omero. Dicevano di lui che col suo canto dolcissimo aveva il potere di muovere gli alberi e di rendere mansuete le belve. Basti dire del resto che lo credevano figlio della Musa Calliope.
Tornato dalla Colchide, si era stabilito nella Pieria, sulle coste merdionali della Tracia, e lì sposò la bella ninfa Euridice. In quello stesso tempo, dalla lontana Libia, in cui era nato da Apollo e da Cirene, si traferì in Tracia Aristeo, benemerito per aver insegnato agli uomini molti utili precetti agrocoli e per averli tra l'altro iniziato all'apicoltura.

Il ritorno di Giasone a Iolco e la vendetta di Medea


Dopo una lunga navigazione gli Argonauti fecero ritorno a Iolco, ma qui ricominciarono i guai. Giasone consegnò al re Pelia il Vello d'Oro: il re fu molto contento di prenderlo, ma si rifiutò di restituire all'eroe il trono paterno, come pur gli aveva promesso. Medea allora s'incaricò di punire il fedifrago con un'atroce vendetta. Le figlie di Pelia si lamentavano che il padre era troppo vecchio; Medea si offrì di ringiovanirlo per mezzo delle sua arti magiche. Siccome dinanzi a tale offerta, le ragazze erano perplesse, la maga portò davanti a loro un vecchio caprone, lo uccise, lo fece a pezzi, mise questi pezzi a bollire in un grande caldaio insieme con certe erbe, e quando l'acqua cominciò a bollire, ecco dal caldaio uscir fuori, vivo e vegeto, un gentile capretto. Di fronte all'evidenza di questa prova, le figlie di Pelia non esitarono più: sgozzarono il padre, lo fecero a pezzi, lo misero a bollire...e tutto finì lì, perchè Medea si rifiutò di proncunicare le parole magiche che l'avrebbero risuscitato più giovane.

La conquista del Vello d'Oro(parte II)



Dopo altre avventure di minor conto, la nave Argo approdò finalmente alle rive della Colchide, il misterioso paese che è ai piedi dell'altissima catena montuosa del Caucaso. Giasone si presentà subito al re Eete. Questo sovrano abitava nel più bel palazzo del mondo, circondato tutto intorno da colonne di bronzo, nel cui cortile erano quattro fontane da cui uscivano vino, latte, olio aromatico e un'acqua che, calda in inverno, diventava gelida in estate.